Innanzitutto occorre premettere che il periodo storico che coincide con il dominio della Famiglia Caraffa (detta anche Carafa o Carrafa) è quello feudale, quello cioè dei grandi proprietari terrieri ed i suoi possessori, detti feudatari, erano coloro che avevano in concessione le suddette terre dal vero proprietario che di solito era il Re.
Tale concessione avveniva con l’ “investitura” e da quel momento il feudo apparteneva di fatto al feudatario il quale poteva, previa autorizzazione, lasciarlo in eredità (come spesso succedeva), venderlo o frazionario. Il feudo poteva, però, anche essere revocato prima, qualora, il feudatario non manteneva fede agli impegni presi all’atto dell’investitura. La famiglia Caraffa che ebbe il dominio su Pizzoni e sugli altri Comuni della zona per quasi 150 anni, a partire dagli inizi del 1500, era molto potente, prestigiosa e di origini Napoletane.

 

 

 

Il suo capostipite fu Gregorio Caracciolo che nel XII secolo, in Napoli, divenne concessionario incaricato di riscuotere la “gabella”, cioè l’imposta che allora gravava sul vino. Il soprannome Caraffa, che sostituì definitivamente l’originario cognome Caracciolo, gli fu dato proprio per l’attività che svolgeva, infatti la caraffa era, in quei tempi nel napoletano, quel recipiente utilizzato non solo per contenere il vino ma anche per quantificarlo, essendo anche una misura di capacità corrispondente a litri 0,70 circa. Dopo aver accumulato enormi ricchezze e fortune, grazie anche alle molte cariche redditizie ed onorificenze concesse all’intera famiglia da uno dei discendenti, tale Gian Pietro divenuto Papa con il nome di Paolo IV, la famiglia Caraffa si è divisa in due rami principali, quello detto della “Spina” e quello detto della “Stadera”, cosi chiamato per lo stemma fregiato di una bilancia a braccio, ancora in uso e che nel nostro dialetto viene chiamata “strafia”. Quest’ultimo ramo feudatario è queùo che ci interessa perché, successivamente, ha dominato, tra le altre, anche la baronia di Valleleonga alla quale apparteneva Pizzoni. Capostipite del ramo Stadera fu Gurello Caraffa, principe di Tiriolo e Conte di Gemigliano, quarto dei figli di Antonio, uomo quest’ultimo, soprannominato “Malizia” per la sua abilità politica, accompagnata da una grossa dote di spregiudicatezza.

Alta morte di Antonio Caraffa, avvenuta nel 1438, i figli seguirono le orme paterne divenendo tutti feudatari, fatta eccezione per Oliviero che intraprese la carriera ecclesiastica fino a diventare Cardinale nel 1467. A Gurello successe nel 1463 il primogenito Galeotto che ricevette l’investitura di Conte di Soriano nel 1501, periodo in cui faceva parte della Contea di Soriano anche San Basilio e la Baronia di Vallelonga che comprendeva, come detto, anche Pizzoni. Dopo Galeotto ci fu per un breve tempo un altro Gurello e, quindi, Tiberio Caraffa.
Sotto di lui l’intero casato acquistò notevole importanza espandendo la sua influenza oltre la Calabria. Infatti il re di Spagna Carlo V, vero padrone delle terre, per poter soddisfare l’urgente bisogno di danaro liquido, gli vendette la Signoria di Catanzaro per quindici mila Poiché la città si ribellò, respingendo con le armi il nuovo proprietario presentatosi con il vicerè Ramon De Cardona, il re fu costretto, con proprio decreto del 25 aprile 1521, ad annullare l’investitura ma lo compensò con un altro feudo e precisamente quello di Nocera. Dal 1526 feudatario di Pizzoni fu Ferdinando I, figlio di Tiberio, che assunse il titolo di conte di Soriano e duca di Nocera.
Con il medesimo titolo successero: Alfonso, primo figlio di Ferdinando I, poi Ferdinando II, primo erede di Alfonso, quindi Francesco Maria, primogenito di Ferdinando II, che dominò fino al 1593.
Quest’ultimo fu certamente uno dei più illuminati dell’intera famiglia Caraffa, era un uomo di cultura e di scienza, un ottimo amministratore dei suoi feudi e per ampliare le sue conoscenze fece il giro di tutta l’Europa e partecipò a varie battaglie a fianco degli Spagnoli. Fu lui a fondare S. Angelo e Nicastriello, frazione di Vallelonga, inoltre ebbe il merito di costruire a Pizzoni la cartiera e la ferriera, uniche fabbriche esistenti nell’intera zona. Francesco Maria Caraffa ebbe due figli naturali: Emanuele e Gurello, il primo rivendico per un certo tempo baronia di Vallelonga e fu, quindi, anche feudatario di Secondo quanto indicato nel documento “Breve ragguaglio storico della fondazione ed antichità di Soriano e dè suoi dominanti”, custodito nell’archivio della diocesi di Mileto e pubblicato da Nicola Grillo nel suo lavoro ‘Sorianello antica o Suriano superiore”

“Emanuele spuntò alla luce colla coda, forse riposavolo della sua incredibile fortezza, come a Sanson il suo cerro. Egli il grande eroe con una sella sotto le sue cosce, saltava di lancio sopra un cavallo. Ritornandosi pertanto dalla Spagna con grido d’invitto guerriero, entrò in uno steccato per fare giostra col toro, ed ivi a tradimento fu ferito a morte, e così finì la sua vita”. Il secondo mori anch’egli prematuramente combattendo. Francesco Maria Caraffa contrasse matrimonio con Anna Pignatelli, figlia del duca di Monteleone, Ettore, dalla quale ebbe un unico figlio Francesco Maria Domenico. Convogliò, poi, in seconde nozze con la principessa di Scilla e contessa di Sinopoli e Nicotera, Giovanna Ruffo, dalla quale non ebbe figli.
Pertanto, l’unico erede legittimo fu proprio Francesco Maria Domenico, il quale, salvo la breve parentesi del dominio del fratellastro Emanuele, ereditò tutti i beni del padre e tra gli altri la Baronia di Vallelonga, quella di Filogaso e la contea di Soriano. Egli, sposato con Maria Ruffo, non ebbe eredi ed alla sua morte, avvenuta a Filogaso nel 1648, i feudi tornarono alla Casa regnante e cosi finì la dinastia dei Caraffa Stadera duchi di Nocera. Tutti i suoi beni furono venduti ad altri potenti del tempo.